La parola a Ingrid Stigsdotter, ricercatrice nell'ambito degli studi cinematografici dell'Università di Stoccolma (Stockholms universitet).


I miei interessi di ricerca come studiosa di studi cinematografici sono incentrati sui temi di rappresentazione, accoglienza e politiche “dell'identità”. Prima di essere coinvolta in I-Media-Cities, il mio lavoro sulle rappresentazioni cinematografiche delle città riguardava il rapporto tra identità nazionali e regionali. Quando sono stata invitata a partecipare a IMC ho accettato perché ho pensato che il progetto potesse consentire di confrontare tipologie di rappresentazioni cinematografiche di città provenienti da diversi contesti nazionali, e contribuire così a una discussione sulle somiglianze e sulle differenze, in termini di rappresentazione storica di diverse identità urbane.

Il mio contributo alla ricerca è basato sulle mie competenze come ricercatore in ambito cinematografico, ed è volto ad aiutare lo Swedish Film Institute a contestualizzare le raccolte di film di Stoccolma inclusi nel progetto, nonché riflettere su come gli strumenti tecnologici sviluppati tramite IMC possono essere utilizzati dai ricercatori della mia disciplina. Questo lavoro confluirà in una ricerca più vasta su Stoccolma sui film, e sulla relazione tra archivi di film e ricercatori.

Il mio lavoro sul materiale dello Swedish Film Institute diventerà disponibile sotto forma di nuovi testi descrittivi sulla piattaforma, mentre riflessioni metodologiche e teoriche sono state presentate   in conferenze accademiche e saranno pubblicate sulle riviste del settore, poiché le pubblicazioni sono il principale canale per la divulgazione utilizzato dagli studiosi di scienze umanistiche oggi in Svezia. Descrivere che tipo di ricerca sarà possibile condurre grazie al progetto, che non sia stato possibile portare avanti prima, non è semplice. Il focus group (“CoCreationSession”) composto dai ricercatori in ambito cinematografico a Stoccolma nel febbraio 2017 ha mostrato che la piattaforma attuale dello Swedish Film Institute per l'accesso ai film digitalizzati (Filmarkivet.se) è carente sotto molti aspetti: sembra orientata verso il grande pubblico piuttosto che ai ricercatori, le funzioni di ricerca sono considerate scarse e la presentazione di metadati e la contestualizzazione non sono ritenute idonee alle esigenze dei ricercatori.

Rispetto alle funzionalità tecnologiche più avanzate, i partecipanti hanno manifestato interesse per funzionalità come il riconoscimento automatico dei volti, che consentirebbe di identificare l'immagine di chi appare nei film (indipendentemente dal fatto che i catalogatori avessero le competenze o il tempo per fare l'identificazione manualmente). Inoltre, i ricercatori hanno apprezzato particolarmente la disponibilità di una piattaforma digitale che colleghi tutti i film europei gli archivi relativi ai film, sottolineando l'importanza di poter effettuare ricerche interculturali e internazionali, e hanno avuto la conferma che i nuovi tipi di strumenti di ricerca per le digital humanities consentirebbero nuovi tipi di analisi cinematografiche in futuro.

Per il futuro del progetto, come ha commentato uno dei partecipanti, riguardo al programma di sviluppo delle funzionalità tecniche di IMC, “tutto dipende dall'efficienza” della tecnologia. Dal mio punto di vista, la sfida principale per IMC è che la maggior parte dei ricercatori in ambito cinematografico (e senza dubbio i ricercatori di molte altre discipline) si concentrerà principalmente sui contenuti ai quali la piattaforma darà accesso e non presterà attenzione alla tecnologia sottostante. Quindi è importante assicurare che non ci siano delle carenze (ovvero che non manchino film considerati rilevanti, o dei quali sia nota l'esistenza) per rendere efficace la piattaforma.

Per ottenere i migliori risultati, per il progetto è obbligatorio ampliare l'utilizzo della piattaforma in modo da collegare più archivi e risolvere i problemi legali.